Le misteriose incisioni del castello di Gronumbergo

Passato Cividale, all’imbocco delle Valli del Natisone, non si può fare a meno di notare, in posizione solitaria alle pendici del monte Purgessimo, il maestoso rudere del castello di Gronumbergo di cui rimangono visibili solo parti delle mura perimetrali semi nascoste dalla vegetazione.

Il maniero compare per la prima volta nei documenti come castello di Gronunberg nel 1160, e come molti altri castelli friulani, nella sua storia più antica ha subito cambi di proprietà, terremoti, periodi di rovina, assedi e restauri. Venne infine saltuariamente abitato dai proprietari conti Formentini e ceduto infine ai Remondini di Bassano che all’inizio del 1800 lo abbandonarono definitivamente. Il primo conflitto mondiale, lo vide protagonista con una battaglia di sbarramento e dopo il secondo conflitto mondiale, nei pressi e sotto il castello, vennero costruite numerose fortificazioni in galleria, per sorvegliare il passo e prevenire invasioni provenienti dalla Jugoslavia. Solo dopo il 1990 con la fine della ‘guerra fredda ’e la conseguente smilitarizzazione degli avamposti difensivi, si è potuto nuovamente transitare e fare una scoperta interessante.

Esternamente alle mura perimetrali del maniero, vicino l’ingresso principale, sulla superficie di alcuni grossi massi di calcare sono state profondamente incise delle scritte in caratteri cirillici. Alcuni di questi graffiti sono particolarmente degradati dagli agenti atmosferici, per cui si era ipotizzato che risalissero a tempi piuttosto remoti. Accuratamente trascritte, le parole e le frasi, sono state sottoposte all’analisi di conoscitori di questo alfabeto. Il primo dato che emerge è che alcuni dei caratteri usati, sono entrati a far parte di questa scrittura, solo nella seconda metà del 1800. Pertanto non hanno nessuna attinenza con la storia del castello che, come in precedenza scritto, risulta abbandonato da molto prima. Alcune incisioni non sono traducibili, perché mancanti di caratteri o troppo rovinate per leggervi un senso compiuto, e anche quello che si è potuto tradurre, è abbastanza enigmatico.

La traduzione di alcune di queste scritte recita così:

Chi è coraggioso combatte per la vittoria, con noi canta allegro una canzone; chi è allegro sempre ride; chi vuole ottiene; chi cerca sempre trova.

Quindi, chi ha bivaccato tra i resti del castello, conoscendo l’alfabeto cirillico per un periodo così lungo da annoiarsi e quindi passare il tempo incidendo la roccia? Si possono fare delle ipotesi, ma tutte rigorosamente prive di riscontri.

  • Ipotesi 1; I cosacchi a seguito dell’esercito Asburgico nella grande guerra. MA, la prima parte del conflitto, si svolse nell’attuale Slovenia, e con la disfatta di Caporetto, l’avanzata rapidissima delle truppe austriache seguita da un’altrettanto repentina ritirata per il contrattacco italiano non giustifica una prolungata presenza di invasori presso il castello.
  • Ipotesi 2; I partigiani dell’esercito di Tito. In cui militavano ovviamente anche Serbi che usano abitualmente questi caratteri. MA difficilmente sarebbero rimasti fermi tanto tempo in un luogo specifico.
  • Ipotesi 3; La ‘guerra fredda’. In quel periodo l’area del castello era recintata e presidiata da soldati armati, ritenuta dalla NATO una zona militarmente strategica. Plausibile che ci fosse anche una centrale d’ascolto delle comunicazioni radio captate dalla vicina Jugoslavia. Nel tal caso ci sarebbero stati in pianta stabile tecnici militari con conoscenza della lingua serba o russa. In quest’ottica è ragionevole ipotizzare che abbiano cercato di distrarsi nelle ore di pausa scalpellando la pietra e lasciandoci questo enigma. MA, essendo trascorsi pochi anni, le scritte non dovrebbero risultare così profondamente erose dagli agenti atmosferici.
  • La quarta soluzione infine tira in campo una delle tradizioni storiche dei valligiani; proprio come i cramars carnici, anche gli abitanti di queste valli, intrattenevano commerci invernali con i paesi dell’est Europa, ed i contatti continuativi negli corso degli anni, potevano permettere anche di imparare avvicendevolmente le rispettive lingue. Così, più realisticamente, sembrerebbe che le scritte siano opera di due emigranti, residenti a Vernasso tra la prima e la seconda guerra mondiale. MA la svastica incisa su una delle pietre?E perchè proprio qui?

Un po’ delusi o poco convinti da queste soluzioni troppo moderniste?! I castelli hanno sempre la loro dose di leggende doc, e Gronunbergo non è da meno, quindi siori e siore, ecco le leggende old school del maniero;

Si racconta che durante i lavori sulla parete nord della montagna, un operaio abbia scoperto un vaso murato all’interno della parete stessa. Questo vaso sembra che fosse pieno di monete d’oro, ma sventurata sorte, al momento dell’estrazione, caddero tutte nel fiume sottostante.

Si narra l’esistenza di una fitta rete di cunicoli che collegava l’interno del castello con la città di Cividale e con il castello di Guspergo, in località Sanguarzo, che permettevano la fuga in caso di attacchi, mai scoperti vista l’enorme quantità di materiale accumulatosi all’interno delle mura.

Dulcis in fundo, nascosto da qualche parte, tra le mura, sotto la fortezza o giù di lì abbiamo anche il classico grande tesoro nascosto. Ma stando alla leggenda precedente, non perderei tempo a cercarlo.


Dove;

Si parte da Purgessimo e si seguono le indicazioni della strada forestale. Il tracciato segue l’Alpe Adria Trail ed il cammino celeste. Il Castello è di proprietà privata, rispettate le eventuali limitazioni.

Per approfondire;

https://www.cividale.com/it/il_castello_di_gronumbergo

https://www.archeocartafvg.it/portfolio-articoli/cividale-del-friuli-ud-castello-gronumbergo/

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