Il rito della “doppia morte”

Nel cuore della Carnia, esiste un santuario poco e noto e frequentato, in cui si sviluppa una storia non leggendaria ma ben attestata e documentata, in cui vita e morte si incontrano in labili confini.

Santuario della madonna di Trava
Santuario della madonna di Trava (Foto-comune di Lauco)

Nel santuario della Madonna di Trava, in tempi di miseria e povertà, le madri che davano alla luce i bambini morti, accorrevano da ogni parte del Friuli, e anche da fuori regione, per poterli battezzare, cosicché potessero essere seppelliti in terra consacrata e raggiungere il paradiso.

Il rito, che prevedeva la presenza di molte pie donne, consisteva nel porre il piccolo senza vita su un altare in pietra che si ergeva vicino alla chiesa, o al limitare di un bosco. Lì, con la presenza di un prete, e con un rituale molto particolare, il neonato riprendeva vita, per pochi istanti, secondo la tradizione. In seguito a questi (labili) segni di vita, si celebrava il battesimo, che portava immancabilmente alla morte definitiva del neonato, il quale poi veniva sepolto nei pressi della chiesa.

Se l’aspetto del “risuscitare” è naturalmente infondato (sebbene desse il sollievo cercato dalle madri in lacrime), non lo è la tradizione, che portava a Trava migliaia di donne disperate, tanto che a metà Seicento era frequentatissimo e attirò l’attenzione dell’inquisitore di Udine. All’importanza attribuita al rito del battesimo per la salvezza dell’anima, si aggiungeva anche la radicata paura che i bambini morti senza il sacramento, (quindi destinati alla dannazione eterna) potessero continuare a perseguitare il mondo dei vivi, pieni di odio nei suoi confronti.

Anche ai nostri giorni nella tradizione popolare delle aree europee in cui la credenza dei santuari “à repéit” era diffusa, si può rintracciare un simile timore reverenziale tramandato da generazioni.

Interno con exvoto (carniafanpage)

Dei riti praticati esistono numerose testimonianze: Oltre alle indagini archeologiche con il ritrovamento di molti piccoli resti, numerosi sono gli atti notarili relativi al riconoscimento dell’avvenuto battesimo, ex voto tutt’ora conservati (purtroppo molti sono stati rubati), documenti d’indagine e memoriali redatti dall’Inquisizione locale. Nonostante le denunce e i processi, l’attività a Trava continuerà anche dopo la condanna dei riti di papa Benedetto XIV (1755) e fino al 19mo secolo.


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